Pisapia riprende i temi proposti nella nostra legge popolare regionale: parla di garante della trasparenza, e di partecipazione dei cittadini

31 Maggio 2011

 

http://www.youtube.com/watch?v=HwLB6Hy6IMg

 

Oggi Giuliano Pisapia insieme al costituzionalista Valerio Onida ha presentato la proposta di istituire un “Garante comunale della Partecipazione, Trasparenza e Dibattito pubblico”.

Pisapia ha sottolineato “che il Garante della Trasparenza ha l’importante compito di rivoluzionare il sistema clientelare messo in pratica da Letizia Moratti secondo cui i candidati non eletti nel Pdl hanno ottenuto nomine nelle società del Comune.

Un sistema di nomine degno della peggiore politica secondo cui sono stati collocati nelle municipalizzate persone che non avevano nessuna competenza in materia. Questo sistema ha prodotto danni ai bilanci delle società partecipate e al Comune”.

A questo proposito Valerio Onida ha precisato che “chi viene nominato nelle partecipate ha il dovere di presentare gli obiettivi del suo incarico”.  Onida ha anche spiegato che il Garante deve favorire il dibattito pubblico: “I cittadini devono poter esprimere interessi e pensieri e il Comune deve ascoltare, interagire e rispondere alle loro richieste. Le procedure di partecipazione dei cittadini deve essere garantita a tutti, non solo a chi grida di più, oppure agli amici degli amici. Devono essere create delle situazioni di dibattito pubblico, da dove si confrontano esigenze ed idee. In Francia questa avviene già da tempo: quando si deve costruire una nuova della metropolitana prima di decidere se ne parla con i cittadini e solo dopo il progetto viene approvato. Invece in Italia succede il contrario e così l’unica cosa che resta da fare al comitato che si oppone ad un determinato progetto è il ricorso al Tar. Il dibattito pubblico non può essere delegato alle sedi giudiziarie”.

Fonte:    http://www.pisapiaxmilano.com/pisapia-e-onida-propongono-di-istituire-il-garante-della-trasparenza-per-cambiare-il-sistema-clientelare-delle-nomine-moratti/

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“Sistema degenerato, dovranno tagliare le poltrone delle società partecipate: sono diventate il rifugio dei trombati”

12 agosto 2010

L’analisi di Bortolussi della Cgia di Mestre: in molti casi non c’è alcuna ragione per tenere in vita le società partecipate

di SARA SCHEGGIA

“Sono come un refugium peccatorum dei cosiddetti “trombati”: sono nate come enti utili, ma il sistema è diventato patologico. E ora si deve cominciare a disboscare”. Giuseppe Bortolussi, presidente de centro studi Cgia di Mestre, sulle società a partecipazione pubblica ha le idee chiare. Esperto di economia e sindacalista, Bortolussi è il numero uno della più importante associazione di lavoratori autonomi del nord est sempre pronta a sfornare indagini sui temi più caldi dell’attualità. Ricordando la Finanziaria 2010, che obbliga allo sfoltimento dei consigli di amministrazione e, in alcuni casi, alla dismissione delle municipalizzate, spiega anche che queste vengono spesso usate per aggirare ostacoli come il patto di stabilità.

Bortolussi, come giudica l’alto numero di società a partecipazione pubblica? Tutte necessarie?

“Sono state create perché necessarie: fornivano alta specializzazione in settori in cui i sindaci e i Comuni non potevano essere competenti a 360 gradi. Ma da una situazione fisiologica si è passati ad una, invece, patologica. E queste società, vere e proprie ditte, spa o srl, diventano un refugium peccatorum dei “trombati””.

Il Comune di Bologna ha 16 partecipate, la provincia 18. Quante ce ne sono invece in Italia?
“Se ne stimano circa 3800, per un totale di oltre 25 mila amministratori, tra manager e consiglieri. In molti casi non c’è nessuna ragione di economicità nella loro esistenza, ma ogni comune, anche se piccolo, ha la sua. Onestamente, non ne vedo il motivo. E anche per gli amministratori che non percepiscono compenso perché alla guida di enti non operativi, il solo fatto di tenerli in vita è comunque un costo: ci vogliono una sede e dei dipendenti”.

Nella Finanziaria di Tremonti, però, la sforbiciata è prevista.
“Una cosa è certa, infatti: è ormai una legge dello Stato. Le nuove leggi obbligano entro la fine del 2011 i Comuni sotto 30 mila abitanti a dismettere le società partecipate, vietando in maniera definitiva la creazione di nuove. Il problema è che fino ad oggi sono state usate per aggirare dei vincoli come il Patto di stabilità”.

Cioè spendendo tramite loro quello che il Patto blocca?

“Le municipalizzate non rientrano nei limiti nel patto, anche se loro perdite si riverberano poi sulle loro casse. E allo stesso modo, queste società si usano per esternalizzare servizi. Non posso assumere dipendenti perché c’è il blocco del turn over? Con una spa di questo tipo posso aggirarlo. Il sistema nato come amministrazione pura è degenerato”.

Qual è la giusta cura dimagrante dunque?

“Bisogna disboscare e tenere solo quelle necessarie. Ora dovrà essere pubblicato il decreto attuativo e vedremo come si taglierà anche nei grandi Comuni. Ma il discorso comprende anche la questione della vigilanza: è certo che nei cda entreranno anche rappresentanti delle categorie economiche e produttive e dei consumatori, a cui si dovrà rendere conto. Il federalismo fiscale, in fondo, è anche questo”. // <![CDATA[//

(11 agosto 2010)

Fonte: Repubblica/Bologna – http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/08/11/news/sistema_degenerato_dovranno_tagliare_ora_diventato_il_rifugio_dei_trombati-6215318/


La “Voce delle voci” rilancia la nostra lettera aperta al plurinominato Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio di Bologna

16 Maggio 2010

La Voce delle voci (maggio 2010)

www.lavocedellevoci.it


Bruno Filetti, i posti fissi e il “cambiamento”: fidarsi è bene?

14 aprile 2010

Concordiamo con l’affermazione del Dott. Bruno Filetti: le nomine dei consigli di amministrazione degli enti pubblici “vanno riviste tutte”.

Leggere le affermazioni del Presidente della Camera di Commercio: “c’é bisogno di cambiamento ovunque”, “i posti fissi non ce li hanno neanche i politici”, fa ben sperare se le stesse non saranno rivolte alla sola Dott.ssa Giuseppina Gualtieri presidente dell’aeroporto, direttore generale di Promobologna e consigliere di Famula on-line s.p.a. quest’ultima di proprietà esclusiva di Hera.

Il Dott. Filetti, per esempio, appena confermato presidente di Bologna Congressi s.p.a. (20.000 euro di indennità), potrebbe cominciare a dare l’esempio rinunciando ad alcune cariche delle altre 9 aziende che lo vedono seduto nel consiglio di amministrazione come consigliere o presidente: Banca di Bologna, Bagal Bologna Srl, Cedascom Spa, Associazione Granaria Emiliana Romagnola (A.G.E.R.), E.M.E.C. Provincia di Bologna, Consorzio Quadra, CTC della CCIAA di Bologna, PRO.S.IM. della CCIAA di Bologna, Tecnoinvestimenti Srl.

A questo proposito vorremmo suggerire la lettura della proposta di legge popolare regionale di riforma delle nomine – introduzione di criteri di trasparenza, meritocrazia, divieto di cumulo delle cariche, equa riduzione delle retribuzioni – scritta dal nostro gruppo. I 5.800 firmatari della proposta di legge provengono da tutti gli schieramenti politici, compreso quel 35% di persone che alle ultime elezioni ha deciso di non andare a votare. Approfittiamo di questo spazio per comunicare che, a causa di errori formali (non anagrafici), la proposta di legge depositata in Regione è stata dichiarata non valida. Ce ne scusiamo in particolare con i firmatari. Proseguiremo il nostro impegno affinché questa legge trovi un ampio e trasversale consenso.

Non vorremmo, infatti, che l’encomiabile afflato rinnovatore del Dott. Filetti, anziché tradursi in fatti concreti, finisse nel repertorio del prossimo comico che deciderà, giustamente, di “cambiare l’Italia”…

Gruppo Riforma Nomine

leggeanticasta@gmail.com

su Facebook: profilo “Anti Casta”

Presidente della Camera di Commercio di Bologna


Intervista a Carmelo Adagio (candidato SEL alle elezioni regionali 2010 in Emilia-Romagna) sulla legge “anticasta”

27 marzo 2010

Intervista a Giuseppe Paruolo (candidato PD alle elezioni regionali 2010 in Emilia-Romagna) sulla legge “anticasta”

27 marzo 2010

sabato 13 marzo eravamo alla manifestazione del Popolo Viola a Bologna

19 marzo 2010


Intervista al candidato Domenico Morace (IDV) sulla nostra proposta di legge

10 marzo 2010

Lettera aperta dei volontari della Protezione Civile di Bologna

3 marzo 2010

Con questa lettera aperta intendiamo inserirci nel dibattito in atto da svariati giorni, sia sui mezzi d’informazione sia fra le forze politiche, circa il ruolo ed il coinvolgimento della Protezione Civile nello scandalo dei grandi appalti.

Senza entrare, per il momento, nella discussione su colpe ed eventuali responsabilità dei nostri dirigenti, il cui giudizio spetta alla Magistratura, vogliamo affrontare un problema che a nostro parere è stato eluso sia dai mezzi d’informazione che dalle forze politiche e, cosa ancor più grave, all’interno della stessa Protezione Civile. Ci riferiamo al ruolo del Volontariato che, espresso in forme diverse di mansioni, di associazionismo e finalità, è stato determinante fino ad oggi per raggiungere quei risultati di pronto intervento ed efficienza che permettono alla Protezione Civile italiana di essere additata nel mondo quale uno dei massimi esempi di competenza, professionalità ed abnegazione a cui fare riferimento.

Purtroppo questo aspetto non è stato evidenziato. Ci si è scontrati su trasformazioni in SPA, su grandi eventi, grandi lavori ecc., senza chiedersi minimamente come i volontari (che operano gratuitamente) possono recepire, giustificare ed eventualmente accettare simili impostazioni ed imposizioni. Si è parlato e si parla di persone, di fatti disdicevoli e a volte disgustosi, ma nessuno ha accennato su come il Volontariato ha recepito, rigettato o accettato tali situazioni; in altre parole il volontariato, quale massa di persone, è come se non esistesse, non capendo che lo stesso è il braccio operativo della protezione civile italiana, senza il quale tutti i discorsi sarebbero vacui se non addirittura inutili. Con troppa indifferenza ci si è “dimenticati” che i volontari prestano senza alcun compenso il proprio impegno affrontando a volte spese dirette che neppure vengono rimborsate, che i volontari portano, oltre alle specifiche competenze, il loro impegno di tempo, fatica e disagio personale e familiare unicamente mossi, al di là d’ideologie politiche religiose o territoriali, da un unico ideale comune la solidarietà verso le persone e il territorio. In altre parole la difesa civile del nostro Paese.

Come volontari ci piacerebbe sapere come di fronte ad un’ipotetica ed eventuale trasformazione in SPA (società dedita per legge al conseguimento di un profitto) possa conciliarsi il ruolo del volontario. Forse come lavoratore atipico o coatto?

Ci piacerebbe sapere come possa inoltre conciliarsi il ruolo del volontario nei confronti dei cosiddetti grandi eventi quali ad esempio l’elezione di Miss Italia, una regata, la beatificazione di un santo, ecc. Queste sono le finalità a cui aspiriamo?

Forse nessuno ha preso in considerazione che i volontari potrebbero dire no, che potrebbero mettere in discussione il proprio ruolo e decidere di demandare ad altri tali impegni e dedicare il proprio tempo e le proprie risorse verso altri canali d’azione. Qualora dovesse avverarsi una tale eventualità chi opererebbe in prima persona sul territorio? Politici? Quadri? Stipendiati?

Queste sono le riflessioni che a parer nostro devono essere discusse, questi sono i nodi da sciogliere, onde evitare incomprensioni e malumori che iniziano a serpeggiare.

Per quanto riguarda il “capo”, pur riconoscendone i meriti, una sola riflessione: la Protezione Civile esisteva e funzionava bene anche prima del suo avvento e sicuramente continuerà a funzionare anche qualora lo stesso dovesse allontanarsene per qualsiasi motivo; non esiste e non è mai esistita al mondo persona talmente indispensabile da essere additata quale l’uomo dei miracoli. Questo vale per tutti! Qualsiasi struttura è funzionante se tutte le componenti che ne permettono l’operatività sono complementari fra di loro e apportano il loro contributo secondo le proprie specificità e capacità in ogni situazione; nella Protezione Civile, strutturata com’è ora, ognuno è più o meno importante, ma una sola componente è essenziale e indispensabile: il VOLONTARIATO.

Sui nodi enunciati auspichiamo al più presto una discussione che coinvolga tutte le componenti della Protezione Civile della nostra Regione. Restando in attesa di una risposta, che auspichiamo sia celere ed esaustiva, porgiamo i nostri più distinti ed affettuosi saluti.


Un gruppo di volontari di protezione civile del Raggruppamento C.P.GEV Bologna

Bologna –  26/02/2010


Errani e Formigoni a rischio: il governo pensa ad un decreto ad personam

27 febbraio 2010

Dopo il ricorso contro la ricandidatura di Roberto Formigoni – presentato il 18 febbraio a Milano dal consigliere regionale PD Giuseppe Civati, dal costituzionalista e candidato PD alle regionali Vittorio Angiolini, da Riccardo Sarfatti ed altri esponenti del PD lombardo -, in Emilia-Romagna i Radicali e il parlamentare del PDL Enzo Raisi presenteranno un esposto alla magistratura per denunciare la ineleggibilità di Vasco Errani (governatore dal 3 marzo 1999). I Radicali di Bologna hanno annunciato un corteo “per la legalità” (sabato 27 febbraio, ore 11.30, piazza dei Tribunali) in occasione della presentazione delle liste che intendono presentarsi alle elezioni del 28 e 29 marzo.

Il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto ha ‘tempestivamente’ dichiarato che il divieto del terzo mandato per i Presidenti di Regione, stabilito per legge nel 2004, a suo parere, “non opera per le prossime elezioni regionali: è fortemente radicata sul piano giuridico la tesi della non immediata applicabilità della disposizione statale, sulla base del tenore letterale dell’articolo 2, che espressamente rinvia alla legge regionale attuativa; le disposizioni dell’articolo 2 della legge 165/2004 sono pertanto destinate a produrre effetti dopo l’adozione delle leggi regionali sulla materia”. Fitto sottolinea anche che “un’applicazione dell’articolo 2 che potrebbe apparire retroattiva non sarebbe rispettosa del fondamentale diritto di elettorato passivo a tutela del quale le cause di ineleggibilità sono di stretta interpretazione”.

Ma il professor Angiolini la pensa diversamente dal ministro: “La ragione del divieto di rielezione immediata, dopo una pluralità di mandati elettivi consecutivi è quella di evitare che sia frenato il ricambio delle persone a copertura di incarichi più importanti di governo, nonché quella prevenire il formarsi di posizioni personali di ‘prepotere’ politico. E’ pertanto logico che il divieto di rielezione dopo più mandati consecutivi valga e possa essere fatto valere dall’inizio del procedimento elettorale, come prerequisito del suo stesso corretto svolgimento; al contrario, l’elezione ne risulterebbe fortemente condizionata, con il rischio della dichiarazione di ineleggibilità a livello consiliare o giudiziale con la conseguenza delle dimissioni del governatore appena eletto e lo scioglimento del consiglio regionale medesimo”.

La settimana scorsa il presidente dei costituzionalisti italiani Valerio Onida, intervistato dalla redazione di Raissa Magazine, dopo aver criticato il fatto che le due Regioni, a sei anni dalla entrata in vigore della legge 165, non hanno ancora legiferato in materia, aveva aggiunto: “Il punto più delicato riguarda l’immediata applicabilità del divieto di terzo mandato anche in assenza di una legge elettorale regionale. Nel caso fosse effettivamente applicabile, se rieletti, dovrebbero essere dichiarati ineleggibili. Altrimenti no, ma vorrebbe dire che le regioni hanno la possibilità di far valere o meno un principio fissato dal legislatore statale”.

Questa sera Pierluigi Bersani, in occasione della presentazione ufficiale della candidatura di Vasco Errani, ha dichiarato: “credo che siano iniziative che non abbiano sul piano giuridico un fondamento. Mi pare che il ministro La Loggia abbia dato una risposta molto chiara, e tant’è”.

L’opinione del segretario regionale del PD, Stefano Bonaccini, è stata ancora più lapidaria: “Si contino i voti: chi ne ha di più vince. Il resto sono chiacchiere”.

Reazioni a caldo, di tenore analogo a quelle di Formigoni e – in altra occasione – del segretario provinciale Andrea De Maria, ben prima delle dimissioni di Delbono: «sul sindaco si sono già espressi i cittadini, eleggendolo». Oggi, però, l’ex sindaco insegna nuovamente all’Università. Mentre Bologna è governata dalla commissaria Cancellieri.

Ad un mese dalle elezioni regionali, i due candidati favoriti in Emilia-Romagna e in Lombardia vedono messa in discussione la legittimità della loro probabile elezione e, pertanto, della loro candidatura.
A prescindere dal consenso elettorale dei rispettivi schieramenti politici e a prescindere dall’esito dei due ricorsi, almeno una domanda a coloro che si sono assunti la responsabilità di ricandidare persone a rischio di ineleggibilità sorge spontanea: perché?